Codice a barre vuol dire protezione, controllo e informazione, tutto ciò che assicura l’ identità di qualsiasi prodotto messo sul mercato: ed è però anche lo schermo consumista che separa la vita da sé stessa, ne addomestica il flusso quando presume di riconoscerla col suo marchio di fabbrica. Franco Sinisi lo sa bene e si dispone volentieri ad imporre una ironica griglia controluce che separa lo sguardo dal variopinto brillare della pittura, cromatismi sprezzati e sfuggenti, passaggi luminosi, spazi indefiniti, variazioni di ritmi e di toni, in una aureola di imprevedibile libertà creativa.
Il codice a barre è paragonabile al ‘luogo comune’, inteso come piano convenzionale di esperienza massificata, priva di autentica partecipazione emotiva: tutto il contrario della intenzione estetica di Franco Sinisi che si esprime invece di getto inseguendo l’epidermide delle forme e dei colori per ottenere con la pittura quelle ‘intonazioni cromatiche affettive’ –sono parole sue- che sollecitano, da parte di chi osserva, un coinvolgimento morale e non soltanto di natura contemplativa. Così il ‘codice a barre’ si presenta come il contrappasso della esigenza di libertà nel mondo dell’arte e suggerisce l’idea di un campo della creatività, espressione di un luogo di dialogo e socialità diffusa dove le distanze tra artista e pubblico si possono fondere in una sorta di esperienza estetica collettiva. Franco Sinisi insiste molto nel sottolineare quanto sia determinante il fattore esistenziale in tutta la sua opera: e ribadisce che i suoi lavori cercano sempre di rappresentare e ripercorrere ‘il fragore dell’ attimo emozionale’. Si tratta dunque di una istanza espressiva che intende associare arte e vita realizzando situazioni e comportamenti ‘a reazione poetica’ che ribaltano ruoli e convenzioni del ‘sistema dell’arte’ . Non è estranea a questa idea di percezione estetica anche la mutevolezza dei luoghi e delle circostanze di esposizione: che entrano così a far parte integrante di un corredo spazio-temporale di cui l’artista ha bisogno per realizzare la sua strategia visiva. In effetti la superficie dipinta non esaurisce la tensione espressiva dell’ artista che cerca di trovare un equilibrio tra opera e fruitore in una versatile tensione sperimentale di tecniche, materiali e luoghi espositivi. La pittura –ha detto Franco Sinisi- deve suggerire evocazioni lontane, nei miei lavori si deve percepire la tensione ideale di sintesi materico-cromatica’: il che rivela il bisogno di potenziare l’energia del gesto per non cadere nella ripetizione di forme e soluzioni estetiche acquisite e omologanti. Con molta ironia Sinisi punta a smantellare i luoghi comuni del ‘sistema dell’ arte’: la permanente sintesi tra emozione e contemplazione sostituisce ogni stereotipo e mette l’immagine in sintonia con il palpito della vitalità creativa. Il gioco dei gialli, dei rossi, dei blu –raschiati, striati, macchiati a impronta sulla tela- ottiene l’effetto di un lampante scatto fotografico ad elevata esposizione. Così la pittura -intercalata da volti, parole o lettere stampate- diventa specchio della memoria e al tempo stesso è fluido magma che agglutina le vibrazioni emotive del presente. La mitopoiesi che stimola l’elaborazione suscita efficaci corrispondenze e la pittura diventa una finestra aperta sulla esistenza, pronta a cogliere sintomi e frammenti vitali, istantanee cromatiche della velocità dei nostri tempi. Sintetico e multiverso, l’ arcobaleno pittorico di Franco Sinisi si esibisce sulla base di una meditata scelta “filosofica”. Lo rivela lo stesso artista quando afferma che la sua opera consiste nel tentativo di mostrare la “profondità” nella superficie stessa, cioè nel far vedere “il lavoro segreto che trasmuta l’oggetto percepito in oggetto contemplato”. Se il colore occupa un posto di privilegio nella formulazione di immagine, è perché quest’ultimo si pone come contrassegno di una ‘identità’ non riconducibile alle regole razionalizzanti del mondo informatizzato. Il sorriso ironico e in parte filosofico che sprigiona dalla pittura di Franco Sinisi corrisponde alla esigenza di parodiare e smascherare le pretese verità dei codici telematici e dei ‘social network’ in nome di inattese e sempre spaesanti relazioni immaginarie di tempo e di luogo. La sua avventura estetica suggerisce così l’idea che solo una atmosfera nomade può garantire vitalità al gesto artistico, e che la metamorfosi come valore è il migliore antidoto per fronteggiare la invasione crescente delle tecnologie nel campo dell’ immaginario collettivo.
THE COMMON PLACE AND ITS CONTRARY by Duccio Trombadori
Bar code means protection, control and information, what gives identity to any products on the market: but it is also the consumeristic shield that dissociates life from itself, it subdues its flow when it presumes to recognize it by its brand name. Franco Sinisi knows it very well and he willingly imposes an ironic backlight grid that separates the gaze from the multicolour shining of painting, broken and fleeing chromatism, bright landscapes, unresolved spaces, tones and rhythm variations, in a halo of unpredictable creative freedom.Indeed, the painted surface doesn’t exhaust the expressive tension of the artist who tries to find a balance between work and spectator in an eclectic experimental tension of techniques, materials and exhibition places.“Painting -Franco Sinisi said- must suggest far evocations, in my works you must perceive the ideal tension of chromatic-material synthesis”: this reveals the need to enhance the gesture energy not to fall in the repetition of established and conforming aesthetic forms and solutions. With great irony Sinisi aims at dismantling common places of the “Art System”: the enduring synthesis between emotion and contemplation substitutes every stereotype and puts the image in harmony with the pulse of creative vitality. The game of yellows, reds, blues -scratched, striped, stained as a print on the canvas- has the effect of a flashing photo click at high exposure. So painting- alternate to faces, words or printed letters- becomes mirror of memories and at the same time it is a fluid magma that unites the emotional vibrations of the present. The mythmaking that stimulates the elaboration raises effective mutual feelings and painting becomes an open window on life, ready to grasp vital symptoms and fragments, chromatic snapshots of the speed of our time. Synthetic and multiverse, Franco Sinisi’s painting rainbow shows itself on the base of a meditated “philosophic” choice. It is the same artist to reveal it when he says that his work consists in an attempt to show the “depths” on the surface itself, that is to show “the secret work that transmutes the perceived object into a contemplated one.” If colour has a privileged place in the expression of the image, it is because it imposes itself as a mark of an “identity” you cannot attribute to the rationalizing rules of the digital world. The ironic and partly philosophic smile that emanates from Franco Sinisi’s painting corresponds to the need to parody and unmask the presumed truths of digital codes and “social networks” in the name of always disorienting and unexpected imaginary relations of space and time. So his aesthetic adventure suggests the idea that only a nomad atmosphere can guarantee vitality to the artistic gesture, and that the metamorphosis as a value is the best cure to face the growing invasion of technology in the collective imaginary field.